Le imprese di Luigi Buffoli, uno di quei benefattori che traevano dal cuore le idee

Le imprese di Luigi Buffoli, uno di quei benefattori che traevano dal cuore le idee

Sono in pochi a ricordarsi di quest’uomo e anche io lavorando da tanto in Umanitaria non ne avevo notizie. Eppure Luigi Buffoli è stato una delle figure più importanti della cooperazione italiana, un semplice ibuffolimpiegato delle ferrovie, che nel giro di un ventennio – dal 1886 al 1906, passando da 136 ad oltre diecimila soci – creò dal nulla un impero commerciale, quella Unione Cooperativa, che in pochi anni sarebbe diventata la cooperativa di consumo più importante d’Italia (insomma, l’antesignana dell’odierna Coop).

Nato a Chiari (BS) nel 1850, ultimo di sette figli, dopo un’infanzia difficile (la morte improvvisa del padre, piccolo esercente, lo obbligò ad abbandonare la scuola e mettersi al lavoro), Luigi Buffoli si trasferì a Milano nel 1878, dove cominciò a frequentare gli ambienti cooperativi e i più illustri studiosi del tempo, da Luigi Luzzatti a Giorgio Viganò, a George Jacob Holyoake, l’istoriografo dei Probi Pionieri di Rochdale.

Laico e liberale di orientamento, di temperamento pragmatico, Buffoli era un uomo di poche idee e di grandi idealità, non un sognatore ad occhi aperti, ma un costruttore di certezze (proprio come tanti dei nostri predecessori, da Augusto Osimo a Riccardo Bauer), con uno spirito europeista ante litteram (lo testimoniano i numerosi viaggi oltre confine per imparare dai modelli stranieri), fermo e determinato sulle proprie posizioni, anche quando queste risultavano essere inconciliabili con i suoi tempi o con le idee dei suoi colleghi, dimostrando – alla resa dei conti – “quanto possa la volontà di uno solo se accompagnata da forte fede ed energia”.

Celibe per tutta la vita, la sua “famiglia adottiva” furono gli amministratori ed il personale dell’Unione Cooperativa, con i quali condivise il lavoro quotidiano ed il senso di appartenenza, mantenendo sempre un atteggiamento paternalistico (tanto che a lui ci si riferiva come “papà Buffoli”). Il suo motto? “Viribus Unitis”, l’unione fa la forza, un motto che incarnava lo spirito di imprenditore/benefattore, sempre incline a potenziare la forza dell’Unione attraverso la partecipazione diretta dei soci, e nel contempo ad adottare una serie di pratiche straordinariamente innovative per i tempi, anche per il personale: dall’orario ridotto di otto ore alla Cassa di Previdenza per gli agenti e gli operai, dal riposo festivo ad un ufficio di collocamento al lavoro.

Perché Buffoli non pensò solo a potenziare e rendere la sua cooperativa il più potente istituto italiano cooperativo di consumo, ma dimostrò di essere pienamente addentro alle questioni morali e sociali del suo tempo (proprio come i dirigenti dell’Umanitaria), e nel corso della sua vita, lottando, propagandando, convincendo, ha saputo dare vita a straordinarie istituzioni di pubblica utilità, mosso dalla sua idea della previdenza sociale e della solidarietà: l’Albergo popolare (sul modello delle “Rowton Houses” londinesi), il Dormitorio popolare, la prima città-giardino d’Italia, il “Milanino”.

Abbiamo pensato di ricostruire nel dettaglio la sua vita e le sue imprese in un volume frutto di un documentatissimo lavoro di ricerca da parte di Pasquale Iovene, Paola Signorino, Claudio A. Colombo e Daniele Vola, dando finalmente giustizia ad un uomo da rivalutare, i cui ideali erano quelli di “migliorare il mondo non coi paroloni rimbombanti, ma col lavoro disinteressato, coll’onestà, e col compiere sempre il proprio dovere per sé e per gli altri. Specialmente per gli altri”.

Come sempre abbiamo fatto noi alla Società Umanitaria.