Massimo Sgrelli, la mia intervista

Massimo Sgrelli, la mia intervista

D. Ci rendiamo tutti conto di vivere in tempi nei quali le forme di ogni tipo sono alquanto trascurate. Quale ruolo vuole avere questo suo nuovo libro, che è intitolato, in modo accattivante: Il Galateo istituzionale?

R. Ho pensato di sollecitare, con questo libro l’attenzione ai temi delle forme istituzionali che, come giustamente lei afferma, sono oggi vilipese.

D. Quindi vuole rivolgersi ai politici?

R. Non soltanto a loro. Certamente chi ricopre ruoli pubblici elevati è tenuto, più di altri al rispetto delle forme istituzionali, ma non si può sottrarre al loro rispetto nessuno di coloro che svolgano funzioni pubbliche ed, addirittura, chi sia anche semplicemente incaricato di pubblici servizi.

D. Allora, praticamente, una miriade di operatori deve seguire le regole che lei ricorda: dal Presidente della Repubblica fino al tramviere?

R. Proprio così, tutti coloro che rivolgono la propria azione al cittadino, devono rispettare un comportamento istituzionale, se vogliamo sperare in una evoluzione positiva della nostra storia futura.

D. Lei ha parlato di “comportamento istituzionale” ed ho visto che il suo libro vi dedica l’intero primo capitolo, ma quali sono i contenuti di un comportamento di questo tipo e chi li definisce?

R. Il comportamento istituzionale è un comportamento “terzo” che prescinde dalle idealità e dagli interessi di chi lo attua ed è tanto più elevato quanto più confliggente con chi lo pone in essere. Non tutti sono capaci di attuarlo ed in questi tempi possiamo dire che esso non si riscontra frequentemente.

D. Viviamo tempi bui, da questo punto di vista?

R. Credo che ciò che lei afferma sia riscontrato quotidianamente da quasi tutti i cittadini. Si percepisce in ciascuno di loro una intima sofferenza nel vedersi contornati da esercenti funzioni pubbliche che non si dimostrano all’altezza del ruolo che ricoprono, non solo negli aspetti sostanziali del loro lavoro ma anche in quelli formali.

D. Dobbiamo allora risalire una china? E noi cosa dobbiamo fare?

R. Noi dobbiamo anzitutto prendere coscienza dello stato delle cose e valutare quali contributi ciascuno può portare nel proprio ambito operativo, riflettendo sugli argomenti che il libro propone. Ciascuno potrà e dovrà fare qualcosa: è venuto il momento in cui non possiamo più stare alla finestra ad osservare che intorno a noi molte strutture crollano.

D. Ma anche gli operatori privati sono coinvolti?

R. Certamente. Perché anche il manager aziendale costruisce lo stile del contesto sociale, anche se non svolge ruoli pubblici.

D. A chi si è ispirato per scrivere questo libro?

R. A Max Weber nelle pagine in cui parla di etica della responsabilità, da contrapporre all’etica dei principi. Infatti, se si fosse applicata l’etica della responsabilità, anziché quella dei princìpi l’Italia si troverebbe in una situazione di gran lunga migliore.

D. Non mi ha risposto all’argomento : dove sono scritte queste regole che lei invoca.

R. Sono scritte molto nobilmente nella Costituzione, quando, all’articolo 54 afferma che chiunque svolga funzioni pubbliche deve farlo con “disciplina e onore” e poi anche in altre disposizioni della stessa Costituzione. Ma il comportamento istituzionale non è soltanto declarato da norme. Perché vi sono molti comportamenti leciti e legittimi, che non sono istituzionali. Infatti il comportamento istituzionale discende anche dallo “spirito “ dell’ordinamento, oltre che dalla lettera che esso enuncia.

 

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